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spleentimism

ho aperto una pagina Facebook che tratta di musica.

Stranamente musica altrui: buona, senz’altro inusuale.

Di solito mi collego di notte, seleziono 5 brani da Youtube e li posto, felice.

Poi vado a letto.

 

a) T.R.L: programma televisivo di MTV in cui la categoria “giovani” deve per forza coincidere con quella “imbecilli”.

b) Ravetto Laura (Sottosegretario, PDL, del Dipartimento Rapporti col Parlamento) per cui un telefonino può anche rompere i coglioni, un Blackberry no.

c) Ogni città che “vive di calcio”.

d) Paragone Gianluigi, che è una merda.

e) La pubblicità Simmenthal ( “bedda magra”) ed il creativo che l’ha concepita.

f) La pubblicità Garelli (gli scooter che s’ingroppano) ed il creativo che l’ha concepita.

g) La trasmissione “Striscia la Notizia” e chiunque la ritenga satirica.

h) L’opinionista Del Debbio Paolo, che è una merda fresca.

i) Le Reunions di band più o meno famose.

 

Una colpa grave accomuna Emilio Fede a me: entrambi, vergognosamente, abbiamo cambiato squadra del cuore: lui per lecchinaggio, io per romanticismo.
Quando ero piccino tutti tifavano Juve perchè era la squadra che vinceva di più e quando si è piccoli (o fascisiti nell’animo), stare dalla parte del più forte è sempre conveniente. Io tifavo Inter perchè mia madre mi disse che in quella squadra c’era un campione, chiamato Mazzola, che: “stava ad Ettore come Rivera ad Achille”. Tale proporzione aritmetica fu rafforzata dal fatto che questo atleta aveva perso il padre, anche lui stella calcistica, in un incidente aereo. Immaginai come dovesse risultare difficile emergere in Italia, col padre astro del pallone e per giunta scomparso presto.
Motivazione più che sufficiente per schierarmi con l’Internazionale.

Emilio Fede era juventino ma è diventato milanista per compiacere il padrone. Lo ha fatto anticipando il ciclo vincente delle squadra rossonera e questa, evidentemente, è un’attitudine che paga.

Col passar del tempo il mio rapporto col calcio ha subito una curva contraria rispetto a quella dei giovani italiani: sono troppo alto per giocare bene, sono troppo pigro per diventare tifoso attendibile, sono troppo vanesio per concepire gli sport in una visione da spettatori.

…poi è arrivato il mio omonimo; Cristiano Lucarelli.

Livornese D.O.C (e già questo basterebbe), comunista dichiarato, figlio del popolino e soprattutto l’unico campione che ha saputo dire no al Milan del nano. Coi soldi d’ingaggio di una squadra straniera, tanto per dirne un’altra, ha fondato un giornale che nel primo numero ha criticato il suo stesso gioco, definendolo “tiepido”; roba da manuale di deontologia professionale!

Da quando tifo Livorno, l’Inter ha preso a vincere e lo ha fatto alla maniera italiana: soldi e mafia. Qui funziona così: cicli di vittorie e successi legati a scandali e malaffare. Naturalmente tutto rientra nella visione calcistica nazionale, tant’è vero che campioni come Del Piero, ritenuti eticamente validi, rimpiangono addirittura la Calciopoli di Moggi, probabilmente il punto più basso dello sport in questo paese.
Quest’anno ci saranno i mondiali ed io spero che vinca una squadra africana o cmq una sfigata, tipo l’Uzbekistan o la Valacchia. Spero anche che vinca Ettore o gli indiani alcoolizzati rinchiusi nelle riserve yankee ma non nutro grandi illusioni; nel dubbio, se trovo la macchina di Fede gliela rigo con un chiodo arrugginito, ci scrivo: “Alè Livorno”!

giusto per mixare l’attività bloggatoria vecchia con la nuova, ecco qualche link esplicativo su i “lessico famigliare”:


http://fadetogrey.splinder.com/post/14163209


http://fadetogrey.splinder.com/post/14238357

Inforco la bicicletta e raggiungo il rifugio del Maestro: è in giardino e si gode uno dei massimi momenti di creatività che la vita gli concede ancora: potare i potus.

Dal crinale faggioso, il mio paese sembra una Luger (*) adagiata su di un tavolo da roulette; questo è lo sfondo su cui avrà luogo il nostro antico, salvifico, consolatorio dialogo/rituale.

Rami, germogli e foglie trucidati a terra: piantare potus in mezzo ai faggi, ad essere sinceri, è come portare un ippopotamo tra gli orsi bianchi: umidità se ne trova ma l’atmosfera di base è un po’ diversa. Tutto si spiega col nostro il bisogno di simulare attività di uso comune: io col ciclismo, lui col giardinaggio; entrambe svolte con risultati ignobili. Non serve salutarci:

-Maestro- saluto timido

-che vuoi?-

-cos’è un abbraccio?-

-…il miglior modo per vanificare la distanza fisica tra due cuori –

Ecco.

Tra domanda e risposta saranno passati si e no quattro secondi. Il responso è valso mezz’ora di arrampicata in bici e mezzo litro di sudore.

Sfreccio come un novello Bartali tra le vie di Santa Fè ed arrivo sgommando all’edicola: sulla Gazzetta c’è l’apertura sul Giro d’Italia ma più avanti, davanti ai giornali porno, c’è Tony Vizioso che sbircia un dvd intitolato “Love in an elevator”:

– oh Antonio, lo sai che quello era il titolo di una canzone degli Aerosmith? –

– importasega, io ascolto solo Raf –

– bene: secondo te che cos’è l’abbraccio? – ribatto veloce.

Lui ci pensa, mi guarda male e gira il dvd. Sul retro un collage di immagini sequenziali richiama l’idea di pellicola. Con l’indice scorre tutti quei fotogrammi di sesso in posizione verticale e dice:

– sopra si abbracciano tutti; a me interessa quello che avviene sotto, dalla vita in giù -.

Si volta, paga ed esce senza dvd.

Ecco.

(*) pistola crucca esteticamente ideale per il suicidio